Propaganda

It

En

Categories
News News

‘After Work’: first trailer for CPH:DOX documentary

After Work explores the nature of work in the 21st century amid the rise of artificial intelligence.

An Italian-Swedish film director, writer, and producer, Gandini is also professor of documentary film at Stockholm University of the Arts.

Gandini’s credits include Videocracy, which played at Venice, Toronto and IDFA in 2009, and The Swedish Theory of Love which premiered at the Stockholm International Film Festival in 2015. He also produced The Raft by Marcus Lindeen which won the main competition at CPH:DOX in 2018.

After Work is shot in the USA, Italy, Kuwait and Korea. The cinematographer is Fredrik Wenzel, whose credits include Triangle of Sadness and The Square.

It is produced by Jesper Kurlandsky of Sweden’s Fasad and co-produced by Propaganda Italia in collaboration with Rai Cinema, Swedish Television, Sweden’s Film I Väst, Norway’s Indie Film, Netherland’s VPRO and Germany’s Geo Television.

Tim Dams, screendaily.com (16.03.2023)

Categories
News News

‘Piove’, Tar accoglie ricorso: il film non è più vietato ai minori di 18 anni

Piove, il film di Paolo Strippoli presentato ad Alice nella città e uscito in sala il 10 novembre, non è più vietato ai minori di 18 anni. Il 6 dicembre il Tar del Lazio ha accolto il ricorso patrocinato dagli avvocati Ottavio Grandinetti, Barbara Bettelli, Daniele Majori e Andrea Aurelio Di Todaro e ha disposto l’annullamento dei provvedimenti della commissione ministeriale della classificazione delle opere che avevano assegnato al film il divieto.

Piove propone una trama calata in un contesto governato dal ‘soprannaturale’, come tipico del genere cinematografico horror: la violenza non assume i tratti di un atto meramente gratuito, perpetrato senza spiegazione alcuna e unicamente fine a se stesso (questo sì sarebbe particolarmente inquietante e tale da comportare un livello di turbamento che potrebbe risultare non adatto per un pubblico giovane), ma è cagionato da una forza ‘oscura’, e dunque irreale, che uno spettatore di una certa età (e indubbiamente un minore che abbia già compiuto i 14 anni) è in grado, senza ombra di dubbio, di cogliere come tale, relegandola al piano dell’inverosimile e immaginifico”. Questo un estratto della sentenza del Tar Lazio, composto dalla presidente Donatella Scala, dalla relatrice Francesca Santoro Cayro e dal Consigliere Mario Alberto Di Nezza.

Ambientato in una Roma costantemente sul punto di esplodere, il film nasce dalla scrittura di Jacopo Del Giudice, vincitore del Premio Franco Solinas. Da qualche giorno la città è teatro di un evento singolare: quando piove condotti e tombini tracimano con una melma grigiastra ed esalano un vapore denso di cui non si conosce l’origine. Nessuno può immaginare che chiunque respiri questo misterioso vapore dovrà farà i conti con ciò che reprime, i suoi istinti più oscuri, la sua rabbia. Neanche la famiglia Morel. Nel cast Francesco Gheghi, Cristiana Dell’Anna, Fabrizio Rongione e Leon de La Vallée aka Leon Faun nella sua vita parallela da rapper.

Fandango che distribuisce il film così commenta la sentenza: “Siamo contenti che il Tar abbia accolto il ricorso e in particolare delle motivazioni puntuali correlate. Ci sembra evidente che questo sistema di attribuzione dei divieti abbia delle falle, che in questo caso hanno arrecato un grave danno allo sfruttamento in sala di un film di un giovane autore italiano. Ci auguriamo che il ministero possa intervenire modificandolo”.

Redazione Spettacoli, repubblica.it (07.12.22)

Categories
News News

Piove è uno di quei film che possono salvare il cinema italiano

C’è ancora speranza per il cinema italiano? Per una sua defintiva rinascita creativa? Piove di Paolo Strippoli è la risposta, è un’altra piccola oncia di speranza dentro un mare di offerte sovente di scarso valore, ripetitive, spente. Presentato ad Alice nella Città all’ultima Festa del Cinema di Roma e al Science + Fiction Festival di Trieste, questo film horror profondo, attualissimo, affascinante, approda finalmente nelle sale italiane. Lo fa purtroppo con la zavorra di un insensato divieto ai minori di 18 anni deciso dalla Commissione per la classificazione delle opere del Ministero della Cultura e poi confermata dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo. 
La speranza è che questo non comporti perdite tali da danneggiare un film di enorme qualità, un horror di grande concezione e fascino, così come il percorso di un regista che può dare e già ha dato molto in soli due film al nostro cinema.

Una famiglia spezzata dal dolore in una Roma da incubo

Piove ci guida dentro la vita di Thomas Morel (Fabrizio Rongione), padre e marito un tempo felice, la cui esistenza è stata distrutta dalla morte della moglie Cristina (Cristiana Dell’Anna), che nel giro di un anno ha lasciato lui e il figlio Enrico (Francesco Gheghi) preda di una situazione familiare pesantissima e instabile. Sensi di colpa, incomprensioni, rabbia, una tensione fortissima, avvelenano quelle quattro mura, ed il dialogo tra i due è ormai sostanzialmente inesistente, a farne le spese è anche Barbara (Aurora Menenti), la più piccola della famiglia, costretta sulla sedia a rotelle. Intanto però, ecco che in una Roma avvolta da una pioggia oppressiva e oscura, dalle fogne avanza un morbo misterioso, una sorta di nebbia che pare infettare chiunque ne venga a contatto e portarlo ad una follia omicida che in breve tempo diventerà incontrollabile.

Paolo Strippoli ritorna al cinema di genere a tinte forti, dopo quel A Classic Horror Story su Netflix creato assieme a Roberto De Feo,  che aveva giustamente attirato su di lui l’attenzione di chiunque cercasse una traccia di creatività e originalità nel desolato panorama nostrano.
Sta tornado il cinema di genere nel nostro paese, lo abbiamo ormai tutti capito, ma non sempre questo recupero avviene con le modalità e soprattutto la giusta caratura artistica come nel bellissimo Freaks Out di Mainetti. Spesso ci si trova di fronte ad opere evitabilissime, basti pensare al triste risultato ottenuto con Rapiniamo il Duce o i due film di Diabolik dei Manetti Bros. Piove invece fa parte di quei prodotti che vorremmo vedere molto più spinti e valorizzati, in virtù di una caratura notevole sostanzialmente in ogni reparto. Si tratta di un film horror che strizza l’occhio ai grandi maestri del genere d’oltreoceano, quelli capaci decenni fa di andare oltre la mera narrazione visiva e di creare degli iter metaforici che ancora oggi influenzano la settima arte. 


A Trieste, al Science + Fiction Festival di quest’anno, la giuria nel premiare il film di Strippoli con il Wonderland di Rai4, ha chiamato in causa nomi pesanti come quelli di Romero o Carpenter, ma poi l’elenco potrebbe tranquillamente allungarsi, andare ad annoverare Boyle, nonché il moderno filone orientale sempre più fertile e convincente, con i film per esempio di Yeon Sang-ho e Cho Il-hyung. Soprattutto questi ultimi due possono tornare in mente, visto la finalità ultima di Strippoli di guidarci dentro un viaggio cinematografico chiaramente connesso alla pandemia, agli effetti che esso ha avuto.E per effetti non intendiamo solo quelli  sulla nostra psiche personale, ma più in generale sulla nostra società, sui rapporti umani, in un presente in cui il concetto di tolleranza dell’altro è stato sostanzialmente cancellato. 

Un film horror che sa andare verso lidi inesplorati

Piove non è in realtà il solo film italiano che abbia cercato recentemente di parlarci della pandemia in modo creativo, accarezzando le corde della creatività che trasfigura la nostra quotidianità in senso metaforico. A Venezia in fin dei conti non è che Siccità di Paolo Virzì avesse finalità diverse, per quanto maggiormente connesso alla commedia, ma qui la questione di come Covid-19 ci abbia profondamente cambiato, ma più in generale di come la nostra società sia dominata in senso assoluto da una rabbia crescente, è affrontato in modo molto più diretto.
La sceneggiatura curata dallo stesso Strippoli assieme a Gustavo Fernandez e Jacopo Del Giudice, ha il grandissimo pregio di coniugare dimensione micro con macro, ma soprattutto non rimane schiava dei pilastri narrativi della classicità dell’horror in modo sterile, ma li usa per creare qualcosa di ibrido.Questo è un film dalla narrazione soprattutto visiva, ma non solo, vive di contrapposizione: luce e buio, alto e basso, il sopra e il sotto, il dentro e il fuori e naturalmente quella dei personaggi. 

La rabbia che Enrico e suo padre Thomas condividono senza freni, che li acceca e li rende incapaci di ricominciare a vivere, è la stessa che in breve si impadronisce degli altri abitanti, di questa Roma a tratti veramente insostenibile, che la fotografia di Cristiano Di Nicola rende forse quasi più simile al mondo del crime.  Intanto però non smette mai di piovere, e l’acqua che scende senza mai fermarsi rivendica nell’iter narrativo il duplice significato di rinascita e di sinistro rito satanico, di instabilità spettrale e salvezza. Diviso in atti connessi sempre al ciclo dell’acqua, Piove ha la straordinaria qualità di saper tenere sulle spine allo spettatore, di regalare un’atmosfera di tensione continua, malsana, opprimente, nonché connessa poi visivamente in modo fiero ad un orrore autentico, vero, di quelli che il nostro cinema per molto tempo ha praticamente rinunciato ad offrire al suo pubblico. E dire che una volta eravamo maestri dello spavento d’autore, poi abbiamo perso il treno, abbandonato ogni autentica volontà di misurarci con un genere così amato. 

Certo, forse da metà in poi la sceneggiatura scricchiola un po’, o perlomeno smette di essere creativa a 360° come si sperava, forse per prudenza scivola un po’ verso il dejà vu. Tuttavia bisogna riconoscere la genuinità dell’insieme, la coerenza nel cercare di offrire qualcosa di diverso al pubblico. Risulta sicuramente indovinato il modo con cui decide di connettersi anche all’ampio mondo degli zombie movies, strizzando l’occhio soprattutto a quello che Danny Boyle fece a suo tempo con 28 Giorni Dopo, rispetto al quale però gli si può riconoscere una maggiore attualità e grazia estetica. Si perché Piove è soprattutto il racconto di una quotidianità, del nostro presente, in cui la pandemia ci ha resi l’uno nemico dell’altro, incapaci di affrontare qualsiasi questione con il dialogo, ed è un estremizzazione che alla fin fine si è applicata a tutti i campi della nostra vita, andando infine a riversarsi com’era prevedibile anche nella politica. 

Un film penalizzato da un divieto assurdo

Tuttavia va anche sottolineato come Piove, soprattutto con il personaggio di Enrico, affronta anche la tematica della difficile situazione della gioventù odierna, ma più in generale diventi quasi un film di formazione, per quanto in senso lato.Molto bello anche come il rapporto conflittuale con il padre, ci guidi verso incontri e svolte alquanto singolari ma per questo molto interessanti, perché diverse anche dal modo in cui sul grande schermo il cinema italiano continua a descrivere in modo molto superficiale la gioventù, in particolare quella delle periferie. Diverso ovviamente il discorso della nostra serialità televisiva recente con una serie di grande qualità come Skam o Prisma, a cui questo film strizza l’occhio, proprio per la profondità e modernità di sguardo. Ma poi è anche singolare che in fin dei conti l’insieme ci ricordi soprattutto il mondo degli ultimi, dei dimenticati, quello dove sovente alla fine la violenza (sia prima che doppio la pandemia) è scoppiata in modo terribile nelle famiglie, tra le quattro mura domestiche, nei modi più feroci e anche impressionanti. Basta dare un’occhiata ai giornali e alla cronaca per rendersene conto.

Ecco allora chePiovesmette di essere semplicemente un film horror, ma diventa un’opera di genere trasversale, soprattutto il simbolo di un malessere generale, un film che sa essere intimo ed assieme carico di uno sguardo di impegno civile e forse anche politico, senza però smettere di essere un horror incredibilmente riuscito, con alcune sequenze di grandissimo impatto. 
Il tutto poi suggerisce come l’umanità di oggi, intrappolata anche a causa di una tecnologia sempre più alienante e dominante, non sappia più creare un concetto di collettività, neppure all’interno del mondo degli affetti familiari, ed abbia completamente dimenticato dialogo e capacità di mediazione.Si badi però che il film di Strippoli tutto questo lo affronta ma in modo indiretto, non commette mai l’errore di essere opera moralista o di rivendicare una qualche finalità che sconfini oltre l’intrattenimento che non vuole essere semplicemente fine a se stesso. 

La bontà della valutazione finale di Piove, in ultima analisi non fa che aumentare il rammarico per la decisione di vietare la visione di questo film ai minori di 18 anni. Una presa di posizione politica che in fin dei conti conferma quanto il nostro cinema abbia le proprie forze propulsive più giovani e innovative, quelle che possono farlo ripartire, sempre bloccate da una sorta di paternalismo oscurantista fuori tempo massimo. Era successo lo stesso, con motivazioni oggettivamente fuori da ogni logica, pure al non riuscitissimo La Scuola Cattolica, il film sul massacro del Circeo presentato al Venezia l’anno scorso. Lì però si parlò di una sorta di peccato nella rappresentazione dei simboli religiosi. Roba da scompisciarsi. Ora ecco che ancora una volta si interviene a danneggiare il possibile successo di un film, che in qualsiasi altro paese sarebbe stato portato sugli allori. Come se poi il pubblico teen di oggi non possa rimediare da sé su Netflix, su qualsiasi piattaforma, prodotti di genere o anche horror incredibilmente più forti ed estremi di questo. Film che poi spesso non hanno nulla della ricchezza di contenuti e attualità che Strippoli ha saputo creare.

Giulio Zoppello, wired.it (15.11.2022)

Categories
News News

‘Piove’ l’horror di Paolo Strippoli vietato ai minori di 18 anni: “Una decisione inspiegabile”

In una Roma livida, tra palazzoni piccolo borghesi e strade disastrate, la pioggia sale dai tombini e porta in superficie una melma grigiastra: emana un vapore che, inspirato, fa emergere tutta la rabbia repressa, l’aggressività dei cittadini, trasformandoli in mostri. Dentro l’apocalittico scenario si muove una famiglia, i Morel, padre vedovo e due figli, una famiglia divisa dai rimorsi e rancori dopo la morte della madre, una precarietà economica che si aggiunge a quella affettiva che, man mano che i miasmi salgono attraverso le tubature, si trasforma in scontro diretto.

Arianna Finos, repubblica.it (21.10.2022)

Categories
News News

‘Monica’, la recensione. L’impossibilità di essere sé stessi negli Usa si prende 11 minuti di applausi

Come già Bones and All di Luca Guadagnino, anche Monica di Andrea Pallaoro è in gara a Venezia per l’Italia ma è a tutti gli effetti un film “americano”: americana la storia, americana l’ambientazione, americani i personaggi e gli attori che li interpretano. Siamo a Los Angeles quando Monica, un’abbagliante bellezza dai capelli rossi, riceve una telefonata che la distoglie dal suo lavoro quotidiano (che inizialmente ci sembra quello di massaggiatrice, poi capiremo meglio).

Alberto Crespi, repubblica.it (03.09.2022)

Categories
News News

Erin Kellyman, Maxine Peake Set for Irish Thriller ‘Woken’ Directed by Alan Friel

Shooting is underway on “Woken,” a psychological thriller set on a remote island in the North Sea starring Erin Kellyman (“Solo: A Star Wars Story”) and Maxine Peake (“Funny Cow”).

The pic is being directed by first-time Irish director Alan Friel who previously worked with Peake on his prize-winning 2017 short “Cake.”

Cameras are rolling in Fanore Beach, Ireland, on “Woken,” which is being lead-produced by Ireland’s Fantastic Films. Fantastic has partnered on the pic with Italy’s Propaganda, the Rome-based indie shingle that is ramping up production and moving into the genre pics space.

“Woken,” which is also written by Friel, is set against a post-apocalyptic scenario in which the isle provides a safe haven from a pandemic that has decimated earth. The pic sees the protagonist Anna (Kellyman) wake up pregnant and unable to remember who her husband is. Nor does Anna recognize Helen and Peter who are supposedly helping her get her health back. Disbelief in what she is being told leads to a horrible revelation and Anna having to contend with existential issues brought on by man’s destruction of the planet.

Propaganda has also teamed with Fantastic Films on sci-fi drama “Obliquo 616,” to be directed by Italy’s Lyda Patitucci (“Curon”) and co-written by Milo Tissone, Federica Pontremoli (“We Have a Pope”) and Markus Fleming. Propaganda is the lead producer on this sci-fier that is set in the near future and involves a group of people who emanate deadly radiations. Belgium’s Gap Busters is also on board.

Also in Propaganda’s expanding pipeline is family fantasy “Volare!” to be directed by multi-hyphenate Pier Paolo Paganelli and involving a girl named Sara who escapes from a horrific orphanage and joins a magical circus.

“We have chosen genre because we like it: its [cinematic] language is clear and genre also has a very attentive and well-defined audience” said Propaganda CEO and partner Matteo Oddone. He added that the company’s goal is to take genre filmmaking “to the highest possible level through innovation with new talents while also respecting its canons.”

Propaganda’s lineup also comprises being a co-producer on Andrea Pallaoro’s high-profile English-language drama “Monica,” now in post. Pic stars Trace Lysette (“Hustlers”) in the title role as a woman who returns home to the Midwest for the first time in 20 years to take care of her dying mother, played by Patricia Clarkson, and goes through major mental changes.

Nick Vivarelly, variety.com (08.04.2022)

Categories
News News

Woken: al via in Irlanda le riprese del thriller fantascientifico scritto e diretto da Alan Friel

Sono iniziate in questi giorni a Fanore Beach, Irlanda, le riprese di Woken thriller psicologico fantascientifico, scritto e diretto da Alan Frielprodotto da Fantastic Films (IRL) in co-produzione con Propaganda Italia e sostenuto dal Ministero della Cultura.
Ambientato in un’isola sperduta del Mar del Nord, all’alba di una nuova fase evolutiva per l’umanità, Woken si misura con il grande quesito esistenziale sulla possibilità dell’uomo di sostituirsi a Dio, dopo aver distrutto la natura e di conseguenza se stesso.

Nel cast: Erin Kellyman (Solo – A Star Wars Story, Sir Gawain e il cavaliere Verde, The Falcon and the winter soldier), Maxine Peake (Funny Cow, Peterloo, Shameless), Ivanno Jeremiah (Black Mirror), Corrado Invernizzi (La scuola cattolica, Le mans ’66.), Peter McDonald (The Batman, Stag – Se sopravvivo mi sposo).

Tutti gli effetti di Woken sono curati da capi reparto italiani: la supervisione dei prostetici e SFX Make-up è a cura di Chiara Bartoli (WarHunt, 5 è il numero perfetto), mentre la supervisione degli effetti digitali (VFX) è di Giuseppe Squillaci, (5 è il numero perfetto, Diavoli). Oltre a questo contributo importante alla creazione del mondo e dello stile visivo del film, sul set tra i protagonisti l’italiano Corrado Invernizzi. La post produzione audio e video del film sarà poi interamente realizzata in Italia così come anche le musiche.

Redazione, comingsoon.it (07.04.2022)

Categories
News News

Propaganda Italia annuncia la line-up di produzione e le uscite 2022

Propaganda Italia, la società di Marina Marzotto e Mattia Oddone, annuncia la line-up di produzione e le uscite 2022: una linea editoriale dedicata all’innovazione e al genere, che include horror, family e fantascienza

Primo set ad Aprile con WOKEN di Alan Friel

Per l’occasione cambio di logo e nuovo sito online

Propaganda è lieta di annunciare le produzioni 2022 che spaziano nei generi: thriller, sci-fi e un fantasy dedicato all’intrattenimento delle famiglie.

WOKEN thriller psicologico con risvolti fantascientifici, scritto e diretto da Alan Friel, una produzione Fantastic Films (Irlanda) in co-produzione con Propaganda, sostenuta dal Ministero della Cultura, le cui riprese prenderanno il via i primi di aprile.

Ambientato in una piccola isola del Mar del Nord, la storia assume proporzioni epiche all’alba di una nuova fase evolutiva per l’umanità.

Nel cast, ad oggi confermati: Erin Kellyman (Solo – A Star Wars Story, Sir Gawain e il cavaliere Verde, The Falcon and the winter soldier) e Maxine Peake (Funny Cow, Peterloo, Shameless).

Seguirà la produzione di VOLARE! per la regia di Pier Paolo Paganelli, primo capitolo di una saga cinematografica fantasy diretta a un pubblico di giovanissimi e famiglie. Scritto da Jacopo Del Giudice, Davide Rossetti e Pier Paolo Paganelli il film mira ad intrattenere ed emozionare avvicinando i più piccoli ad un’esperienza di inclusione da condividere al cinema: la produzione si pone infatti l’obiettivo di uscita in sala con almeno una copia ogni 6 sottotitolata per i non udenti.

Sempre programmata per il 2022, la produzione di OBLIQUO 616 film di genere sci-fi diretto da Lyda Patitucci, scritto da Milo Tissone, Federica Pontremoli, Marcus Fleming e prodotto da Propaganda in co-produzione con la belga Gap Busters (produttori anche di Titane, Onoda e Freaks Out) e l’irlandese Fantastic Films (Vivarium, Sea Feaver, Muse).

Propaganda ha inoltre 2 film e un documentario in uscita nel 2022: 

PIOVE, definito un coming of Rage, questo drama-horror ha portato lo sceneggiatore Jacopo Del Giudice a vincere il suo primoPremio Solinas nel 2017. Diretto dal ventinovenne Paolo Strippoli (A Classic Horror Story), il film è prodotto da Propaganda in associazione con Polifemo, co-prodotto da Gap Busters in associazione con Shelter Prod. con il sostegno del Ministero della Cultura, il programma Creative Europe Media, Lazio Cinema International e Wallimage. Nel cast principale: Fabrizio Rongione (Azor), Cristiana Dell’Anna (Qui rido io), Francesco Gheghi (Padrenostro) e Aurora Menenti. Un horror dei sentimenti da uno dei più quotati giovani autori italiani.

MONICA terzo film del pluripremiato regista Andrea Pallaoro con Trace Lysette, Patricia Clarkson, Adriana Barraza, Joshua Close e Emily Browning. Una co-produzione USA-Italia che vede Propaganda affiancata da Rai Cinema e Fenix Entertainment in un film sostenuto dal Ministero della Cultura che uscirà nella seconda metà dell’anno.

AFTER WORK documentario creativoscritto e diretto dall’italo-svedese Erik Gandini (La teoria svedese dell’amore, Videocracy), con il contributo di Noam Chomsky e la fotografia di Fredrik Wenzel (The square); una co-produzione Svezia-Italia-Norvegiacon il sostegno del Ministero della Cultura e la partecipazione di Rai Cinema.

MarinaMarzotto – Founder &Seniore Partner: In un momento molto complesso per il cinema italiano, abbiamo puntato in primis su storie che avessero un appeal universale e potessero viaggiare oltre confine, così come sulla conoscenza e sul rispetto del genere e del pubblico di riferimento di ogni film. A questo uniamo un’attenzione meticolosa nel creare production value per restituire alla fruizione in sala il gusto e la sorpresa dell’esperienza cinematografica attraverso il grande talento delle maestranze italiane e lo sguardo distintivo de* nostr* regist*.

Mattia Oddone, Ceo &Partner:  Propaganda cerca soggetti che siano unici, con un posizionamento di mercato chiaro e definito perché se l’ingrediente migliore delle vendite è la storia, il suo peggior nemico è l’ambiguità di posizionamento. E abbiamo scelto il genere perché ci piace: è chiaro nel linguaggio e ha un pubblico molto attento e ben definito. Il nostro obiettivo è portare il genere alla massima definizione possibile innovandolo con tutto il talento che abbiamo a disposizione rimanendo nel rispetto dei suoi canoni.

Categories
News

Marina Marzotto: «Vi presento il volto di Propaganda»

Intervista alla Founder & Senior Partner della società di produzione indipendente Propaganda, specializzata in film di genere, realizzati con partner internazionali, ma con un’originalità tutta italiana

Quali sono la filosofia e il core business di Propaganda?
Per oltre 10 anni mi sono occupata di finanziamenti e promozione a livello internazionale con Propaganda G.E.M. Nel 2014 ho pensato di aprire una casa di produzione che facesse ciò che nel mercato italiano mancava: film e serie di genere dove l’Italia vantava una grande tradizione. Propaganda punta su autori capaci di costruire opere di genere senza scimmiottare gli americani ma con uno sguardo autentico. Così sono nati: il thriller La macchinazione di D. Grieco, sull’omicidio Pasolini, il cinecomic 5 è il numero perfetto di Igort, e sono in arrivo diversi titoli tra horror, fantascienza e family.

Com’è composto il team della società?
Nel 2017 è arrivato Mattia Oddone, socio e ad, dopo una lunga esperienza a capo delle vendite estere in Rai. Io mi occupo di sviluppo e produzione; Teresa Cristiano è la responsabile amministrativa; Cristina Rajola è la responsabile per i finanziamenti pubblici; Giusy Santoro, ex M2Pictures, è alla direzione marketing; Salvatore De Chirico, precedentemente script editor in Lotus, è alla direzione editoriale.

Propaganda è alle battute finali di un processo di rebranding.
La sostanza per una casa di produzione sta nei talenti che riesce ad attrarre e curare. Una filosofia, questa, che abbiamo voluto far emergere nel nostro logo – un volto – proprio per rimarcare che le persone contano. Il nostro logo animato racconta invece il nostro processo di supervisione dalla scrittura allo schermo: ci si dimentica troppo spesso della cura che necessita ogni singolo passaggio della produzione.

Avete già terminato alcuni film che vedremo nel 2022?
Siamo in fase di delivery con Piove, un horror sulla rabbia o, come ci diverte dire, un coming of rage di Paolo Strippoli, in coproduzione con la belga GapBusters; a marzo sarà pronto Monica di Andrea Pallaoro, girato in inglese e coprodotto con gli Usa. A maggio chiuderemo After Work, il doc di Erik Gandini, con il contributo di Noam Chomsky, una coproduzione con Svezia e Norvegia.

E tra le nuove produzioni?
Ad aprile iniziano le riprese del thriller Woken di Alan Friel con Erin Kellyman e Maxine Peake, una coproduzione con gli irlandesi di Fantastic Films. A seguire, sa remo sul set con Volare! di Pier Paolo Paganelli, primo film di una saga fantasy per famiglie, poi con lo sci-fi Obliquo 616 di Lyda Patitucci, in coproduzione con Belgio e Irlanda.

Qual è il canale di distribuzione privilegiato dei vostri film? Cinema o streaming?
Più che al canale di sfruttamento, pensiamo al pubblico di riferimento. Le nostre produzioni hanno un forte production value che le rende adatte alla sala quanto allo streaming. Lo scenario sta cambiando: per uscire al cinema i film devono essere eventi in termini di unicità di storia, sguardo registico, appeal del cast… Mi pare che questo sia l’ideale sempre a prescindere dal canale di distribuzione.

Quali sono gli ingredienti imprescindibili per realizzare film esportabili?
L’input internazionale già in fase di sviluppo: è cruciale per gli autori confrontarsi con culture diverse sin dall’ideazione. Per questo testiamo i concept con venditori esteri e coproduttori sin dall’opzione e i nostri film sono sempre in regime di coproduzione. Ritengo in generale che confrontarsi sia sano e che diversi punti di vista portino ricchezza ai progetti. 

Categories
News

Stasera in tv, venerdì 10 settembre su Rai 3, “5 è il numero perfetto”: curiosità e trama del film con Toni Servillo

Tratto dalla sua graphic novel, pubblicata e acclamata nel 2002. Il film segue le vicende di Peppino Lo Cicero, interpretato da Toni Servillo, guappo e sicario in pensione, che torna in attività dopo l’omicidio del figlio. Il tragico avvenimento innesca una serie di azioni e reazioni violente, ma è anche la scintilla per cominciare una nuova vita.


Curiosità

Rispetto alla graphic novel dal quale è tratto, nel film compare un nuovo personaggio, il Gobbo, una figura apparentemente miserabile alla quale Lo Cicero si rivolge per trovare l’arma perfetta per tornare in pista.

Il film è ambientato negli anni Settanta in una Napoli notturna e deserta, che, come ha dichiarato il regista, è volutamente lontana da quella città livida e frontale descritta in Gomorra. Come ha dichiarato Igort, nome d’arte del regista, l’idea è stata quella di attuare una grande stilizzazione, tanto che anche le sparatorie sono coreografate.

ilmessaggero.it (10.09.2021)